domenica 30 gennaio 2011

L'autodistruzione dell'umanità, tra presagi e sventure



Sarà anche vero che il 2012 è un ridicolo modo di pensare alla fine dei tempi, e che le catastrofi naturali che ci troviamo ad affrontare sono fisiologiche, c'è tuttavia da avere paura guardando la situazione sociale del nostro pianeta.
Durante la guerra fredda eravamo sempre sull'orlo di una guerra nucleare e la corsa agli armamenti teneva i governi con il fiato sospeso. Ma negli ultimi due anni il nostro mondo è stato scombussolato da disordini di ogni tipo: economici, sociali, geologici minando le fondamentali sicurezze della nostra società.

Si va verso un'autodistruzione di massa?

Aprire i giornali di oggi era come andare indietro nel tempo quando l'Europa era alla ricerca di una stabilità politica. Si registravano nuovi scontri in Egitto e altri morti nel giorno in cui il governo si è dimesso. Dopo Il Cairo anche ad Alessandria i manifestanti sono in piazza. La tv satellitare araba al Jazeera sostiene che il suo corrispondente ha visto oggi più di 20 cadaveri di manifestanti ad Alessandria, mentre fonti ospedaliere riferiscono che 30 cadaveri, tra cui quelli di due bambini di 4 e 7 anni, sono stati portati ieri all'ospedale El Damardash del Cairo in seguito ai disordini di ieri. Il tutto mentre si rincorrono le voci sui morti da martedì scorso, giorno d'inizio della protesta, a oggi: secondo al Jazeera sono circa 100, di cui 5 nelle ultime ore. Secondo fonti giornalistiche le vittime sarebbero molte di più.

E queste rivolte precedono di poco quelle in tunisia, in Albania e addirittura Giordania. Aleggia un fantasma nei regimi arabi “moderati” a seguito della fuga di Ben Ali. L'idea che il cambiamento sia possibile non è più solo accarezzata timidamente, ma è diventata sempre più concreta e reale.

L'entusiasmo dovuto alla percezione che qualcosa di incredibile fosse accaduto è stato palpabile nelle strade di Amman durante la settimana in cui è stato spazzato via il despota del vicino Stato maghrebino.




Le masse arabe forse non sono destinate ad un sonno che le rende incapaci di mobilitarsi e di reagire: questa consapevolezza rappresenta un cambiamento anche solo psicologicamente rivoluzionario per una regione considerata estranea a tutte le ondate di democratizzazione, apparentemente condannata a vivere sotto un autoritarismo perenne.

Se lasciamo il contesto sociale e ci spostiamo nell'ambito della catastrofi naturali la situazione non è incoraggiante. I disastri naturali sono state particolarmente devastanti nel 2010 provocando 295.000 morti e 130 miliardi di dollari di danni, una cifra nettamente superiore alla media degli ultimi 30 anni: è questa la stima del riassicuratore tedesco Munich Re. Le catastrofi più gravi in termini di vittime sono state il terremoto di gennaio ad Haiti (222.570 morti), l'ondata di caldo e gli incendi dell'estate in Russia (56.000 morti) e il sisma di aprile in Cina (2.700 morti). Gli eventi più costosi sono stati il terremoto di febbraio in Cile (30 miliardi di dollari di danni e 520 morti) e il sisma di settembre in Nuova Zelanda (costi provvisori di 3,7 miliardi di dollari). Nei Paesi più sviluppati, l'Europa occidentale è stata colpita dalla tempesta Xynthia a febbraio (65 morti, 6,1 miliardi di dollari di danni) e gli Stati Uniti da alcuni tornado per un totale di 4,7 miliardi di dollari. Complessivamente, il numero uno mondiale della riassicurazioni ha contato 950 catastrofi naturali nel 2010, cifra ben superiore alla media degli ultimi 30 anni (615 catastrofi annuali). Catastrofi che hanno inoltre provocato molte più vittime dal 1980 - 295.000 morti contro i 66.000 in media - e costi dei danni nettamente più elevati: 130 miliardi di dollari contro una media di 95 miliardi.
Dunque si può a ffermare che l’attuale tendenza delle catastrofi naturali è quella di aumentare in tutto il mondo a causa dell’effetto combinato di tre principali “fattori di rischio“: lo sviluppo urbano incontrollato, il degrado ambientale e soprattutto i cambiamenti climatici a causa delle emissioni dei gas serra. Queste sfide minacciano lo sviluppo, la stabilità economica e la sicurezza globale, ma è soprattutto il cambiamento climatico ad acuire l’interazione tra i rischi di catastrofe e la povertà.

All’aumento dei fenomeni meteo-climatici estremi – che si manifestano sottoforma di gravi e frequenti calamità naturali, comprese le siccità e le tempeste – corrisponde la vulnerabilità delle comunità svantaggiate nei paesi in via di sviluppo nell’assorbire l’impatto e nel riuscire a recuperare, oltretutto senza copertura assicurativa né protezione sociale. Negli ultimi 32 anni, in Medio Oriente e nel Nord Africa, 37 milioni di persone hanno subito un danno superiore ai $ 19bn in seguito alla siccità in Sudan e in Somalia, le inondazioni in Sudan e in Marocco, i terremoti in Egitto e in Algeria, il ciclone nell’Oman e negli Emirati Arabi Uniti. L’uragano Katrina negli Stati Uniti nel 2005 è stato invece il più costoso in termini di perdite finanziarie ($ 125 miliardi).



Arriviamo dunque al punto nevralgico: quanto dura una civiltà nel nostro universo?
Mediamente sulla Terra un mammifero, come specie, dura cinque o dieci milioni di anni; l’uomo con la sua civiltà tecnologica, durerà di più o di meno? Asimov dice di meno: solo un milione di anni. Se si applica un criterio analogo per gli altri pianeti, facendo un po’ di conti si ha solo una probabilità su mille (cioè lo 0,1%) che un’altra civiltà tecnologica sia nostra contemporanea. Questa è l’ipotesi ottimistica.
Il pessimista moderato potrebbe dire che la durata di una civiltà tecnologica è molto inferiore al milione di anni: solo 20.000 anni. Tuttavia, poiché un sistema solare del nostro tipo (e quindi un pianeta come la Terra) è solo a metà strada della sua esistenza (e quindi ha ancora qualche miliardo di anni di vita), potrebbero riemergere in seguito, sullo stesso pianeta, varie volte, altre civiltà. Diciamo 10 altre volte, per complessivi 200.000 anni. Quindi lo 0,02%. Il pessimista, invece, potrebbe dire che una civiltà tecnologica dura solo duemila anni, poi si autodistrugge e non riappare mai più.



Noi abbiamo superato questa soglia, ma quanto dureremo ancora?

Fonte: www.ufoonline.it

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